Questo è il fotoblog di Davide Dutto. Visita anche: Facebook Pinterest YouTube Instagram Cibele Edizioni Sapori Reclusi

Questa mattina la nebbia pesava ancora di più mentre entravo nel carcere di Saluzzo. Dieci detenuti ad attendermi, per lo più con fine pena mai: ergastolo ostativo. Entro verso le 9.30, assieme a un detenuto che immagino ritornare da un permesso, nelle mani due borse di plastica ricolme di prodotti alimentari, due bottiglie di Coca-Cola spuntano fuori… in più il borsone pesante. Sembra portarsi dentro ogni sorta di oggetto che riconduca alla vita fuori, alla normalità o alla famiglia. Esito ad aiutarlo e lui, carico, subito scorre via parallelo a me, verso il grande cancello di ferro. Cento metri ancora. Allora mi esce di bocca una banalità degna del mio imbarazzo e parlo del malumore che la nebbia porta con sé. Poi miglioro un pochino dicendo che sul carcere c’è sempre comunque una forma di nebbia che disperde e nasconde. Lui allora con una certa foga e rassegnazione mi dà ragione scrollando le spalle e prendiamo strade diverse. Inizia così questa mattina il progetto che ci vedrà lavorare sul filo del racconto, delle immagini e della grafica nel carcere di Saluzzo, durerà un anno. Non ne parlo ora, ma presto sul sito di Sapori Reclusi apriremo una rubrica dedicata, un filo diretto per sapere, vedere e sentire storie e vite dove la pena non finirà mai.

 

1597520_10152294847784388_70586061_o 1614550_10152294848214388_610038616_o 1658346_10152294848149388_1165918251_o

Ieri ho sentito forte il peso della condizione di permanenza dietro quel muro, dietro quelle porte, dietro quelle sbarre mentre parlavo con i trenta ergastolani.

Mi ha profondamente colpito il senso di rassegnazione, adeguamento dell’animo ad una quotidianità dove la cella è diventata casa.

Ciò che noi intendiamo per “casa” è strettamente legato al concetto di famiglia, affetto, sicurezza, rifugio, e a tutti quei valori atavici che vanno al di là di qualsiasi mattone o design.

La vita dietro le sbarre scorre “fuori” dal tempo, lontano dal mondo influenzando perfino il senso di spazio, di luce.

Così bisogna svangare tonnellate di stereotipi dalle immagini del carcere che normalmente ci vengono riproposte. Dobbiamo spogliarci dai nostri pregiudizi, delle nostre paure, dalle nostre false sicurezze, solo così potremmo tornare a rivedere delle persone e non dei detenuti, persone e non secondini.

Ho cercato tra queste immagini pezzetti di casa, surrogati di famiglia, il senso di quotidianità che l’animo umano ricrea ogni volta per poter sopravvivere a qualsiasi condizione.

 

016_blog018_blog017_blog014_blog013_blog

002_tattoo 003_tattoo005_blog 006_blog 007_blog 008_blok 009_blog 010_blog 011_blog 012_blog

015_blog