Prima alla trattoria Italia e poi alla trattoria Roma, quasi una vita passata ad attraversare Piazza Italia e via Roma a Castelletto Stura per sedersi a tavola, per fare festa. Si era giovani ancora di mille colori e certezze e incertezze, un futuro ancora da incontrare, da giocarcelo ai dadi, da non pensarci. Eravamo vivaci come quella barbera ca’ musava o quei dolcetti aspri di frutta e bucce, freschi e beverecci. Tutto veniva servito a vassoiate. Si, ricordo bene i profumi di quei vassoi lasciati per noi sul tavolo, tutto veniva sempre voracemente fatto fuori, tra risate e racconti e storie di storie ancora da venire. Si parlava di futuro. Come dei prossimi vassoi che sarebbero arrivati di vitello tonnato, di affettati misti, di acciughe con a lato fettine di burro, e poi i vassoi di anguille al brusc, e di tabarin, di coniglio e di arrosti con al seguito gli altri vassoi dei contorni: quello di spinaci, di carote e le mie favorite pappate al forno. Ma, il re dei re di tutti i vassoi, era quello degli strii fritti, pesciolini di fiume ammucchiati sempre sul quell’ultimo vassoio di acciaio in dono al centro della tavola.
Quella però era la Trattoria Italia, allora gestita dalla famiglia Fenoglio, da Cesco e Marianna, e il figlio Mario che dopo la dipartita del padre non ebbe più il coraggio o la voglia di continuare la strada dei genitori, del resto tutto il mondo in quel periodo stava andando verso un cambiamento epocale, sempre più virtuale e della rete, non certo quella dei pescatori. E così la prima trattoria delle due di Castelletto Stura a chiudere i battenti fu proprio la trattoria Italia, ora al suo posto c’è un’agenzia di assicurazioni, che ci assicura solo che non assaggeremo più quei cibi portati a vassoiate.
Però fortunatamente attraversando la strada potevano ancora continuare a sognare. Così il balzo fu breve verso la Trattoria Roma dall’altra parte della strada, non ancora quella di Davide e Annalisa. Possiamo ricordare quel “Roma” di Biancotto e poi di Fredo e dopo dei due Brasiliani ed in fine di Davide e Annalisa.
Fu subito un rinascere di sensazioni forti, salate come il ritorno dell’acciuga, che mamma Lena a quintali ne pulì, gusti semplici e incredibili come la battuta al coltello di fassone, la gallina bianca di Saluzzo, le immancabili anguille, il vitello tonnato, l’insalata russa, tutti quei grandi piatti classici, così nuovi come solo Annalisa in piena umiltà ha saputo riportare in tavola. La sua voce sempre bassa, ma il caratterino deciso, almeno con suo marito Davide. A Davide invece piace parlare, per i clienti c’è sempre più di una parola, se poi si parla di vini finisce in un “simposio”. E fiumi di tutto il resto. Dentro la trattoria si sente forte anche l’impronta di Beppe Dho, quella di Sergio Capaldo, e dalle decine di grandi produttori di vino delle langhe che sono passati a mangiare, è sempre stato un crescere e uno stupire.
Davide si ricorda sempre quel “ragazzo” che seduto vicino alla stufa con le scarpe ormai da parte assaporava il cibo e il calore sui piedi… ops ero io. In effetti non potevo verde le mie derivazioni finali sotto il tavolo, però tutta la sala senza alcun dubbio si, e fu così subito amicizia.
E quanti amici da allora ho poi portato al Roma… Lorenzo Piccione, Paolo Reina, Pino Cuttaia, Michele Marziani, Francesco Sidoli, Nicola Cavallaro, i fratelli Longo, Luca Monica… e le amiche, momenti felici e di separazioni, che anche la più buona delle cene a volte andò per traverso. Eh si, ero cresciuto così a Castelletto Stura, tra amici e sentimenti, pane di lievito madre e bunet finale, nebbiolo e acqua gassata e a volte verso mezzanotte iniziare ancora dietro una battuta a bere della malvasia di Francesco Fenech e mangiare pane e salame di Beppe Dho, con Beppe Dho e le sue improbabili barzellette. Eh si sono cresciuto bene in quel piccolo paese dalle basse case bianche e chiesette barocche, che mi è sempre piaciuto immaginare come Messico.
Inesorabilmente però alla fine era sempre troppo tardi, anche per le barzellette e si usciva fuori. La in fondo la strada che scende giù verso il fiume, dopo le casette, ci si finiva sempre verso la frescura, ancora con la pancia in mano a camminare per digerire di buon stomaco ogni ben di Dio. E giù dalla riva pisciavamo in compagnia, anziché essere un ladro o una spia, guardavamo il cielo stellato per scuotere l’ultima goccia e pensare a tutto meno che rientrare a casa.
Questo allora per me non è solamente andare a cena, penso lo abbiate ben capito fin dalle mie prime righe, grazie quindi a Davide, Annalisa, Beppe, Sergio, tutti i produttori delle Langhe, e ora anche alla nuova entrata Marianna, non solo per il buon mangiare, ma per “essere” quello che sono, amici.
Così ieri abbiamo consumato l’ultima cena, c’erano davvero tutti gli apostoli, ma nessun Giuda a baciare e rinnegare, solo tante bollicine friccicanti, e focacce, e insalate d’orzo, e sfornati, e verdure e dolce finale tutto super perfetto preparato dalla cucina sintomatica di questo periodo di Marianna.
Così va la vita dicevamo, ci impone inizi e fini a rotazione, quindi come in tutte le ultime cene che si rispettino qualcosa finisce, ma subito dopo qualcos’altro rinasce, ecco allora che la nuova storia d’amore continua a Cuneo dove la trattoria Roma, ovviamente in via Roma 14 aprirà.
Come dice sempre Davide è consigliata la prenotazione, telefonate a questo numero: 0171 791007 e buon appetito.