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La settimana mi ha di nuovo sputato dentro questa domenica mentre ancora annaspavo tra i mille progetti in corso. Il corpo e la mente sono ancora rimasti a venerdì. Telefonate, incontri, mail, parole dette e da dire, sms, cose fatte e da fare, poi le fotografie da archiviare in cartelline che ancora non so come riuscirò ad organizzare.

Domenica dunque, e mi accorgo di essere sdraiato sul divano in un tête à tête con il soffitto pensando a una colazione che non ho. Ne biscotti, ne crostata, ne succo di frutta, ne yogour. Scazzo…in questa mattina di troppo. Eroicamente decido allora che la giornata porta bene per fare un giro in vesta, ed eccomi allora pronto e incascato, in sella alla mia ET3 primavera (sono però le 13.30). Direzione Langhe dunque.

Da Fossano fino a Narzole la strada è quasi tutta dritta, la conosco a memoria, poi appena iniziano le prime curve tra i vigneti della Morra l’aria calda sa di zolfo, eppure non sono a Vulcano… si certo conosco bene anche questo odore, è il trattamento, di questa stagione e dopo le copiose piogge il trattamento con lo zolfo tra i filari va per forza fatto. A tratti mi piace chiudere gli occhi e immaginare di essere sull’isola dell’arcipelago Eoliano.

Curva dopo curva però la strada mi porta nella parte a sinistra del Tanaro, nel Roero. In quella zona  le colline sono più ripide, e i boschi, i noccioleti, i frutteti di albicocche e pesche e poi il grano e l’orzo mi conducono fuori dal tempo. Mi piace immaginare che tutto il territorio sia ancora così vario, non solo belle colline di monocolture, anche se del buon nebbiolo e Barbera. In questi anni ho riscoperto il Roero ed è davvero una perla nascosta. Viaggiando nel tempo allora mi fermo al fondo di un noccioleto, al confine di un bosco dove nell’ombra una leggera brezza mi soffia sulla faccia profumi di paesaggi e foglie verdi, zolle di argilla chiara e canneti e strada sterrata delimitata da ciuffi d’erba verdi ancora per poco. Mi sdraiato in bilico sulla sella della mia ET3 primavera, adesso solo bosco e vento.

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Sede: Spazio San Giorgio, Bologna.

Date: 1 giugno 2013 – 22 giugno 2013.

inaugurazione: sabato 1 giugno 2013, ore 18.00.

Mostra: collettiva dedicata al legame tra Arte e Cibo.

In questi giorni liquidi e grigi il colore rosso e lo spirito del vino nelle immagini che sto sistemando aiutano a sopravvivere al diluvio semi universale. Preparo le due immagini da spedire a Bologna, guardo il cielo. Scuro, pesa come il piombo. Questa sera apriremo un nebbiolo Valmaggiore Scavino e la pioggia non rimarrà altro che uno sgocciolio sui veri senza alcun pericolo.

La mostra EatArt propone un menù particolare, sedici artisti che si dilettano nelle varie espressioni artistiche, con un unico interrogativo e scopo, dare forma a un concetto, un pensiero sul ruolo del cibo nel contemporaneo. Una rosa di nomi interessanti che ci propone uno sguardo delicato sull’oggi. Se il sushi, oggi vero food trend, diventasse un simpatico protagonista nelle stampe pulite e minimali, semplici e simpatiche di Stefano Perrone – Mi Suishido? Se una cornice dorata dal profumo seicentesco diventasse un piatto su cui gustare creme e dessert che diventano colori come sulla tela, come nel lavoro di Alessandro Castiglioni? O ancora le installazioni di Melania de Leyva con una simpatica riflessione manzoniana su una delle catene più famigerate del globo, from Mc Donalds to McSheet. Ma anche una melanzana può diventare di un viola sensuale e ammiccare ad essere una musa, come negli acquarelli di Rakele Tondini, che sia geneticamente modificata come le show girl che oggi ci propina la tv? Ai posteri l’ardua sentenza. Ed ecco una mela protagonista di un teatro esistenziale, non potrà o non vuole più dare piacere, così una corda d’impiccagione cala tristemente sul frutto, Biancaneve non vuole più saperne e forse neanche casa Apple, così il soggetto fruttato di Serena Barotti ci costringe a riflettere sul senso della precarietà del gusto e dell’importanza alimentare, dei problemi che possono costellare l’atto del mangiare. E poi i pesciolini super colorati e cartoon di Yux, dal grafismo irrequieto, quasi fanno la linguaccia a Nemo. Ironia e pop mescolati a dovere con i maialini volanti, nel volo dell’insaccato che dorme. Un uomo che sta per mangiare una mela rossa, nella pittura pastosa di Ian Woodard, i soggetti si stagliano su sfondi neutri, escono da palati anonimi e ogni piega, o riflesso è resa da un cromatismo ben calibrato. L’intransitività della mela è ben raffigurata, la rossa sta per essere mangiata, e il signore sembra ben compiaciuto dell’ etre en train de le faire. E poi le fotografie di Ilva Beretta, Clara Bigaretti, Francesca Brambilla e Serena Serrani, Wanda D’Onofrio, Davide Dutto, preziose still lifes di variegati cibi, differenti sguardi, inclinazioni, posizioni, differenti luci, posizioni e ombre, diversi tagli e messe a fuoco, diverse ottiche a confronto rivolte alla caducità dell’alimento e del gusto. L’interessante confronto di presentare piatti che troveranno attimi di eternità nell’universo fotografico, la prigionia di gusti e profumi intrappolata nell’essenza del fotografico, per sempre. L’affascinante concetto di possedere visivamente ciò che non può durare, ciò che si consuma attraverso i sensi. E ancora il menù della mostra si srotola con le fotografie caravaggesche di ombre e luci di Sergio Maria Corazza, le nature morte paradossalmente ritrovano l’eternità. E poi Sofisticazioni Alimentari, i frutti, le verdure, il pesce o le uova proposte da Emiliano Zanichelli sono scomposte ma riunite da operazioni chirurgiche, sono piccoli Frankenstein dall’alimentare, sono piccoli mostri artificiali, geneticamente modificati, riassemblati da un pazzo chirurgo o chef. Sempre sulla riflessione verte il lavoro di Elisa Rescaldani, l’artista propone un discorso sul rapporto del cibo attraverso la rappresentazione di un corpo femminile, un corpo magro, un corpo malato, un corpo scavato, quasi un’apparizione evanescente e troppo fragile, perché non sempre quello che dovrebbe essere un normale piacere come il mangiare lo è, e allora ecco spuntare due ali nere, mortifere, macabre, che sanno di dolore. Una mostra dunque ricca di spunti e differenti sguardi, differenti gusti, perché di gusto è necessario parlare, dell’arte che si presta a deittico, dell’arte che mostra e rivela l’invisibile che quotidianamente ci passa sotto il naso, dell’arte che pone attenzione e accento sul contemporaneo e sull’importanza del cibo, dell’arte che ci rende occhi per vedere l’essenziale che si cela sotto ciò di cui ci nutriamo.

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Artisti in mostra:

Serena Barotti, Ilva Beretta, Clara Bigaretti, Francesca Brambilla e Serena Serrani, Alessandro Castiglioni, Sergio Maria Corazza, Melania de Leyva, Wanda D’Onofrio, Davide Dutto, Stefano Perrone – Mi Suishido, Elisa Rescaldani, Rakele Tondini, Ian Woodward, Yux, Emiliano Zanichelli

Orari di apertura:

Martedì-Venerdì 11.00-13.00 / 17.00-19.00

Sabato 17.00-19.00

chiuso Domenica e Lunedì

Spazio San Giorgio – Via San Giorgio 12/A – Bologna

Informazioni al pubblico: Per informazioni alla stampa:

Spazio San Giorgio Marta Menegon

Tel. 349-5509403 marta.menegon@spaziosangiorgio.it

www.spaziosangiorgio.it cell.347 5810150

info@spaziosangiorgio.it

 

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