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Altre piccole e grandi esposizioni, questa volta al Salone Internazionale del Gusto a Torino dAl 25 al 29 di ottobre saranno installate nello spazio “Monferrato Circus” e nello spazio della regione Piemonte PAD 2 “Incontra Piemonte”. Queste sono quelle che si potranno vedere sotto il tendone del circo di “Monferrato Circus” nel formato di 100×150.

EQUILIBRI GASTRONOMICI, IN CERCA DI LIBERTA’.

Da una parte c’e’ una carovana di acrobati e saltimbanchi, di notti stellate e chapiteaux a strisce. Dall’altra le sbarre alle finestre, e non sono colorate, ma di freddo e ruvido metallo. Nella galera gli equilibrismi si fanno per sopravvivere ai giorni e alle lunghe notti, nel circo per divertire il pubblico pagante.

“Ecco lo spettacolo signore e signori, venghino l’arte del circo e il circo della vita da questa parte”.

Tendoni e celle, pagliacci e detenuti; uomini. In queste immagini va in scena la libertà infinitamente ricercata da ognuno. Con queste immagini l’autore ricerca il punto comune delle due realtà: galera e circo, il trait d’union del nutrire un corpo che diventa fondamentale per comunicare, per sopravvivere, per ribadire la propria esistenza. E allora il cibo, preparato in situazioni improvvisate con materiale di recupero, all’accampamento come in carcere, diventa espressione di vita, sostentamento dell’umano, baluardo di libertà individuale e collettiva.

BALANCING FOOD, LOOKING FOR FREEDOM.

On one hand there are street artists caravans, starry nights and striped chapiteaux. On the other hand the bars at the windows aren’t colorful, but rusty. In jail balancing acts are done to survive long days and nights, while in a circus tent they entertain the audience.

“Here is the show Ladies and Gentlemen. Come on! Come and see the circus art, the life circus: this way!”.

Tents and cells, clowns and convicts. Men. In these pictures freedom itself  goes on stage in the infinite forms it is pursued. The photographer is looking for a common ground between this two worlds: jail and circus. And feeding the body is a basic trait d’union which is pivotal to communicate, to survive, to confirm one’s existence. Food cooked in a rustled up kitchen with salvaged food, in jail as under a tent, becomes a tool of life, soul nourishment, bulwark of personal and collective freedom.

Domenica fine settembre ore 11:55, Mar Mediterraneo in un punto per me non ben definito. La tratta di rientro a casa è quella da Palermo verso Genova, con Grandi Navi Veloci (40 km all’ora…) forse siamo a metà strada. Come al solito sto chiuso in cabina per quasi tutto il viaggio con piccoli incursioni sul ponte qui e là durante il giorno. Mare poco mosso, umore andante con moto, riesco finalmente in questo rientro “recluso” a trovare il tempo per capire cosa sto facendo. Finalmente allora ri-eccomi qui su blog-notes, cabina 683. Ma non farò di certo il riassunto delle puntate precedenti mai scritte, e di scrivere poco ne so e poco mi applico ultimamente, però di questo ritorno in Sicilia ne voglio scrivere e foto-illustrare alcuni passaggi.

Si, Sicilia finalmente, la solita, la diversa isola ogni volta. Come quella donna che ami, ma che ti lasci ogni volta per poi rincontrarti inesorabilmente. Prevale sempre un leggero senso di pudore all’inizio, ma subito dopo il primo bacio tutto ritorna come prima, come se non ti fossi mai allontanato da lei, più bella che mai. Questa volta a Licata ricomincia la mia storia d’amore, per questa terra così lontana così vicino, così piena di contraddizioni come me. Così bastano appena pochi minuti sul suolo siculo per rendermi conto di della trasformazione in versione Montalbano: ” Pronto, Davide sono…”, aumenta esponenzialmente il prefisso “minchia…” ad ogni inizio frase, così anche quando guido o posteggio vado automaticamente in versione siciliana. Questa volta sono “sceso” per fotografare la vendemmia della cantina Milazzo di Campobello di Licata, per fare nuove foto ai piatti di Pino Cuttaia, per portare giù la mostra di Sapori Reclusi a Vittoria e ritirare quella dell’olio da Lorenzo a Chiaromonte Gulfi e in mezzo tutto quello che posso fotografare del paesaggio in questo periodo. Già, ma ora sto tornando e il rientro ha sempre il sapore di quell’ultima fetta di torta, buona, mangiata e finita, ma  ne vorrei ancora una fetta. L’amico ritrovato Lorenzo, l’amico speciale Pino e la sua spettacolare famiglia, Giuseppina e Saverio, poi Ciccio e la sua festa di domenica scorsa, Giovanni, Roberta, Antonio, ecc… tutti a fare gara di accoglienza e io all’ingrasso onoro ogni invito e brindisi.

“Si, si ma non eri in Sicilia per lavorare?”

” Certo  ho comunque lavorato, però vuoi che ti parli di lavoro qui e ora?”

” No di certo, ma almeno fammi vedere due foto di tutto questo lavoro di cui non scrivi.”

“Certo, ovviamente… dammi un attimo.”

“Ieri comunque a Palermo 40 gradi e vento di scirocco a manetta, troppo anche per la Sicilia in questo periodo, ma pur sempre uno spettacolo su quella spiaggia dove non vedevo la fine. Bene, per il momento mi limito a fare un riassunto fotografico, eventualmente nei prossimi giorni vediamo qualcosa di più nello specifico. Ciao.”