C’é che…questo post l’ho cominciato a scrivere da una settimana, c’è che non l’ho ancora finito, c’è che sono le 22.00 passate e ho appena mangiato un boccone e vorrei vedere quel film, c’è che questa sera non finirò di scriverlo di nuovo… Ci sono settimane, giorni e sere che passano come un treno in corsa e tu sei davanti al passaggio a livello che lo vedi passare, ma sei anche dentro quel treno che sfreccia ferroso e veloce…c’è che a volte il tempo scorre troppo rapidamente e non capisco se sono le cose che passano a togliere tempo al tempo o siamo noi a consumarlo troppo rapidamente con le mille cose che facciamo. Va beh devo essere troppo stanco questa sera per fare ragionamenti intelligenti, ma sento che questo progetto che sta per iniziare sia arrivato al momento giusto e in ogni caso questo post rimarrà incompleto.
L’isola, anzi le isole davanti a Cannes sono due: l’lle de sainte-Marguarite e l’lle d Saint-Honorat. Ancora una volta e forse non a caso un’altro mio progetto parte da un’isola. Non più l’isola Sicilia e le sue sparse isole, ma le più nordiche, minuscole, verdi e piatte isole della costa azzurra. A pochi miglia dalla città del festival, anni luce dai riflettori, ci sono le isole di Lérins eppure anche loro famose. Sull’lle de sainte-Marguarite, quella più grande, c’è la fortezza dove “l’uomo con la maschera di ferro” fu imprigionato e d’estate turisti-nudisti si arrostiscono le parti intime sdraiati tra gli scogli, mentre sull’lle d Saint-Honorat si trova l’antico Monastero eretto nel lontano 410, l’isola è pregna di spiritualità, nei sentieri tra pini e mare una pace silenziosa ti avvolge, il verde e il blu sono i colori dell’isola. Anche qui come in Sicilia sono arrivati i saraceni, anche qui l’orizzonte e la linea che divide il mare dal cielo e la risacca profuma l’aria. Anche qui il rapporto tra cibo e uomo prende una sua forma ben definita, il lavoro che oggi inizia s’intitola “le cucine nascoste”. Le cucine di clausura sono il punto di partenza di questo progetto sull’uomo che vive nella fede, che vive la spiritualità estrema nascosto agli occhi dei più. Sui monaci, sulle suore, sui frati di ordini diversi si muove la mia ricerca di questi giorni, non so bene dove voglio arrivare, per adesso parto con un po’ di timore e in punta di piedi, ma con una grande voglia di vedere, parlare, e sentire le sensazioni di una vita così vicino allo spirito…sono sicuro che San Benedetto mi darà una mano e che un po’ di meditazione in luoghi così sacri sarà pur sempre una buona cosa, foto o non foto. Sono partito presto da Fossano, alle sei con Derio. Le luci sono ancora quelle fredde del mattino quando scendiamo tra le strette gole della valle Roia tra Italia e Francia giù fino a Ventimiglia, poi prendiamo l’autostrada che costeggia la costa azzurra fino a Cannes. Arrivati posteggiamo la macchina davanti al piccolo porticciolo turistico per prendere i battello delle 10 che in venti minuti ci porta sull’isola. Sbarchiamo e subito seguiamo i piccoli sentieri che passano nel sottobosco e che arrivano al monastero o fanno il giro dell’isola. Passata la porta che delimita la parte sacra vediamo davanti a noi lunghi e bassi filari di chardonny che arrivano fino ai piedi dell’alto campanile. Subito il luogo mi affascina, in questo mese deve essere ancora più silenzioso mentre entriamo…Dopo tre quarti d’ora sono già in chiesa che assisto alla messa e con un po’ d’imbarazzo comincio a fotografare. Davanti nella zona riservata i monaci pregano e cantano e con gesti simbolici celebrano la messa, che finita è già mezzogiorno. Due passi ancora fino al vecchio convento delle suore ormai abbandonato e subito è l’ora del pranzo. Il monaco di turno suona la campanella, il pranzo è pronto. Strano, seduti a tavola di solito nei ristoranti la musica di sottofondo e il vociare della gente e il rumori dei piatti sono la normalità, qui il silenzio è preghiera la riflessione e la meditazione anche davanti al piatto mentre mangi è un’incontro con il cibo che diventa qualcos’altro…
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- Words by: Davide Dutto
- 29 Maggio 2008
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