Questo è il fotoblog di Davide Dutto. Visita anche: Facebook Pinterest YouTube Instagram Cibele Edizioni Sapori Reclusi

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” Pronto il carcere, ci sarebbero da fare delle foto ai detenuti. I giorni meglio sono il martedì e il mercoledì. Cosa dico al magazzino?”.

Come ormai da tempo, una volta ogni due mesi circa ricevo questa telefonata dal carcere. Sono i detenuti che vogliono farsi fare delle fotografie, si insomma un’agente di custodia mi telefona per soddisfare le varie “domandine” dei detenuti che vorrebbero delle foto…in galera? Beh certo, ma non ho ancora ben capito cosa spinge una persona reclusa a farsi fotografare in quei luoghi. Nel 1° cortile, dove un piccolo, scarno giardinetto cerca di essere credibile (non ci riesce), scatto le foto e scambio alcune battute con i priginieri. Mi spiegano che la foto andrà alla fidanzata, alla mamma, ai figli e così via…si ma ancora penso non sia solo questo il motivo per cui tante fotografie ricordo vengono fatte in galera. Al momento mi limito ad osservare gli atteggiamenti e le pose davanti all’obbiettivo. Cerco di dare qualche consiglio, spesso però mi dicono loro come e cosa devo fotografare: si deve vedere tutto il corpo, il bel vestito magari imprestato dal compagno di cella, le scarpe da ginnastica di marca, seri o sorridenti davanti alla statua della Madonnina o metre inginocchiati verso la mecca pregano…”quante foto vuoi?” chiedo sempre prima di scattare “hai i soldi sul “conto corrente” per pagarla?”. Il primo impatto è un po’ brutale… Faccio sempre fatica a rendere normali queste prime parole, non è l’approccio ideale con il cliente prima di scattarle un ritratto. Fuori sarebbe una domanda al quanto imbarazzante, di solito fornisco un preventivo e la domanda sui soldi tuttalpiù me la faccio tra me e me. Questa però dentro è la prassi. Cerco di spiegare che per avere le fotografie, la regola è quella di avere un minimo di disponibilità sul “conto corrente” per pagarla, se no non mi lasciano fare lo scatto. Neanche volendo potrei regalarla o far credito, per quanto… Del resto è un po’ come fuori, ma qui tutto è appena più brutale, la galera è pur sempre la galera. Il modo di esprimersi, le parole, i gesti, vanno sempre tradotti, ciò che in altre situazioni “Fuori” potrebbe offendere o ferire, qui è all’ordine del giorno di una situazione di vita estrema, dopo un po’ di anni poi ci fai l’orecchio. Personalmente cerco sempre di mantenere un’equilibrio tra il serio e lo scherzoso, tra battuta e insulto la borderline è invisibile, la comunicazione si gioca sempre sul filo del rasoio. Per quanto io sia ben integrato nella popolazione carcereria, sono pur sempre quello che dopo poco esce e torna nel mondo “libero”, non posso permettermi una battuta sbagliata.

Insomma alla fine di qualsiasi esperienza, cerco sempre di assimilare e imparare qualcosa di più dell’animo umano, ogni volta che posso, anche quando faccio delle semplici foto ricordo in galera. La post produzione rimane sempre il momento migliore per capire meglio le diverse realtà fotografate. Quando sistemo i colori, ammorbidisco o esaspero i contrasti, saturo o desaturo i colori, schiarisco le ombre, le idee. Vedo meglio, noto ingrandendo i file particolari che al momento dello scatto non potevo capire. Nel mio sgabuzzino-caustrofobico-computer rifletto, immagino allora che farsi fotografare in prigione sia un modo per affermare la propria esistenza, dire agli altri che sei vivo anche così lontano da “Fuori”, la tua immagine stampata diventa resistenza al tempo della libertà negata.

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  • carla sciolla

    Posted: 7 Ottobre 2008


    Da queste foto emerge un qualcosa di misterioso e inquietante....forse è solo una mia fantasia però... come al solito....bravo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Rispondi


  • claudio

    Posted: 19 Settembre 2008


    Ciao Davide. In questa vita potevi solo essere artista, la tua sensibilità è troppo borderline per concederti la chanche di un lavoro "normale". Anche oggi, sarà la giornata grigia, leggo nel tuo blog il senso della storia e delle storie negli scatti che hai creato. Mi ricordano certe foto dalla Guyana del secolo scorso... l'istante fermato nel tempo, talismano contro la disperazione del fotografato... e del fotografo. Grazie e buona giornata, Claudio Rispondi


  • Silvia

    Posted: 19 Settembre 2008


    Davide, ogni volta vengo colpita dai tuoi scatti , ma ancora di più dalle tue parole così perfette e articolate. Rispondi



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