Caldo ventilato, mare, sole e colori sparati. La macchia mediterranea è rasa e bruciata dal sole, dalla salsedine e sopravvive sulla glabra isola. Un fazzoletto di terra galleggia come una chiatta tra Africa ed Europa, geologicamente ancora Afrinana. Una bellezza zen, essenziale. Il cielo e il mare diventano tutt’uno e si scontrano con la roccia, il vento cambia spesso direzione, ora è fresco: maestrale. Le alte scogliere che a picco sul mare circondano ogni lato dell’isola, lasciando pochi approdi dal mare. Sono le spiagge per i turisti di agosto. “Qui siamo“, a Lampedusa. Venerdì scorso ci ha raggiunto Osvaldo. Per chi non lo conosce è il figlio del maestro lingua…famia numerusa. Di origini Fossanese Osvaldo arriva ora da Albissola Marina. Ridente località turistica appoggiata sul mar ligure, appena dopo Savona sulla mitica Aurelia che va verso Genova, da diversi anni un gran classico delle Lingua holiday. Lavora e vive Kabul da un paio d’anni. Giulia invece arriva da oltre manica, studia e si guadagna spiccioli facendo la cameriera, ha appena finito un master su conflitti e guerre, quasi giornalista e aspirante fotografa. Io invece sono io. Eccolo dunque un improbabile trio di origine Fossanese che si muove in questi giorni, boccheggiando e cazzeggiando sull’isola. Che ci facciamo qui a Lampedusa in pieno agosto? In effetti l’idea era quella di abbinare una specie di vacanza e una specie d’indagine fotografica sul tristemente famoso centro di accoglienza. Dei clandestini ho fotografato uno sbarco l’anno scorso mentre scattavo foto ai pescatori di tonni. Pescatori, pesci, clandestini in continua lotta per la sopravvivenza nel canale di Sicilia. Con la mia canon scatto foto, mi sento uno spettatore in territorio neutro, ma non abbastanza per non esserne emotivamente colpito. Da allora sto cercando di approfondire sulla realtà di quelle persone che cercano di attraversare i deserti e il mare in cerca di lavoro, magari in nero, sfruttati per pochi euro la giornata. Bilal. Viaggiare, lavorare, morire da clandestini di Fabrizio Gatti, devo leggerlo. Racconta come lui si è finto clandestino e descrive l’ultima parte di quei drammatici viaggi, di chi fino qui è riuscito ad arrivare vivo. Un punto di vista. Poi ci sono le immagini e le storie raccontate dai pescatori. Storie di ritrovamenti dei cadaveri o di soccorsi prestati ai migranti. Infine il punto di vista ufficiale, quello che leggiamo sui giornali, vediamo nei notiziari, spesso lontano dalla realtà, di facciata più politica che altro. Quei morti colpa di Malta, di Geddafi, del governo italiano…? Mentre gente ancora dispersa nuota ancora per poco in questo mare. Noi qui facciamo il bagno a Cala Croce o a Cala Greca o davanti alla splendida isola dei conigli, prendiamo il sole… ieri un turista a Linosa ha trovato l’ennesimo cadavere galleggiante. Niente a che fare con la bellezza dell’isola, dei suoi abitanti, ma storie parallele che scorrono e spesso s’incrociano, allora non possiamo chiudere gli occhi. A me succede così.
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- Words by: Davide Dutto
- 23 Agosto 2009
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fra
Posted: 24 Agosto 2009
grazie, per le foto e per un altro punto di vista, uno molto più umano, su questa triste vicenda Un abbraccio fra