Portoscuso, Carbonia, Iglesias, Samassi, Sanluni, Uras, Oristano, Bauladu, Silanus, Codrongianos, Ittireddu, Nugheddu San Nicolò, Sassari… Porto Torres. Questa è la Sardegna che vedo dal finestrino, mentre rientro a casa. Statale 293 e poi 131 quella che taglia per lungo tutta la Sardegna. La strada scorre dritta e tranquilla, la sua prospettiva finisce laggiù, al fondo lontano tra terra e cielo. Mi viene istintivo quindi inserire un cd per ascoltare della musica, tiro giù i finestrini mentre ascolto i Dire Straits e i Muse, lo spirito e l’aria sanno già d’estate. Incrocio pochissime macchine, così allungo il braccio fuori e plano e su e giù con un semplice movimento della mano, fendo l’aria. I boschi di eucalipto e di pini emanano profumi balsamici, (respiro un vago ricordo, tempo fa quando con la tenda passavo le vacanze in campeggio, sotto grandi pini marittimi, sandali di plastica e sabbia tra le dita dei piedi, al mattino sempre troppo caldo in tenda che ne dovevo uscire per forza ancora addormentato…), entrano poi altri aromi di erba secca e asfalto caldo, estate appunto mentre guido neanche ci provo a cantare…ma godo momenti di viaggio e anche di una pacato appagamento. Carloforte, isola di San Pietro, Sardegna 23 giugno 2010, sono riuscito a fotografare il lavoro della mattanza. Anche se solo per un giorno, sono entrato come un tuffo in mare in questa realtà. Fuori, sul balcone della camera numero 1 dell’hotel Paola, la scritta al neon “ristorante” s’accende sabato sera appena si fa sera. Parte da lì il mio lavoro sulla pesca dei tonni a Carloforte. La proprietaria dell’ hotel, una gentile signora di 63 anni, si siede sempre al tavolo quando viene a prendere l’ordinazione, ti guarda negl’occhi e poi comincia a spiegarti il cibo per la cena; trovo che sia un bel gesto che da un senso di famigliarità e ospitalità. Io chiedo sempre consiglio e lei, ormai è al corrente del mio passato gastritico, poi segna sul foglietto la comanda. Dopo quattro giorni di attesa finalmente la telefonata di Claudio e dice “Davide, dove sei, sei pronto? …avvicinati”. Così io prendo lo zaino con le macchine fotografiche e mi dirigo allo stabilimento in un batter d’occhio. “Devi dire grazie a Claudio…” mi spiega Giuliano il proprietario della tonnara, ” è stato lui a convincermi…” grazie anche ad Alessio e Bruno…ma sarebbe un po’ lunga da spiegare. Un giorno per vedere la mattanza, la pesca in mare e la macellazione in stabilimento, giorno lungo quello. Lascio parlare le immagini qui sotto che spero diano in parte l’idea di ciò che ho visto. Duemila scatti oggi, ma vorrei sempre farne di più, vorrei avere tre vite contemporaneamente, vedere da più vicino ed entrare nella rete dei tonni per descrivere le sensazioni più forti di uomini e pesci. Poi capisco che per ogni cosa ci va il giusto tempo, di quel mondo non esiste solo lo spettacolo finale dove anche i turisti accorrono per vedere cosa succede, appunto c’è di più e io voglio scoprirlo nel tempo che verrà. Ora, ringrazio tutti quelli che mi hanno accettato in così poco tempo, pescatori compresi, che nonostante il lavoro frenetico con me tra le scatole a scattar foto, mai mi hanno mandato a quel paese.
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- Words by: Davide Dutto
- 24 Maggio 2010
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fra
Posted: 25 Maggio 2010
Questi immagini dai chioro scuri così intensi e netti mi fanno sognare. Adoro il tuo lavoro per la capacità di emozionare chi guarda. Grazie Un abbraccio fra