Il torrente in quel punto della valle passa in mezzo un bosco.
Il bosco è ancora nudo di foglie e di colore.
Tutto attorno la luce rimbalza e impatta trapassando le pupille con forti e lucenti contrasti. La neve, i riverberi d’acqua, i tronchi neri e l’inesistenza di mezzi toni formano un paesaggio tremendamente bello.
Gli alti fusti degli alberi si protendono in alto come le colonne gotiche di una cattedrale per sorregge l’unico tentativo di colore.
Il sole schiva a tratti il vento pungente.
Ombra e luce, luce e ombra, fanno eco infinito scivolando a valle con la corrente. Rumore e luce suonano all’unisono.
Attratto dalla promessa di essere assorbito da questi spazi surreali scendo a balzi decisi verso il corso d’acqua senza seguire il sentiero. Affondo gli scarponi nella neve e provoco piccole piacevoli scivolate. Mi muovo agile tra rocce, acqua e dirupi.
L’abbigliamento non è il più tecnico o adatto per l’occasione, ma sta nell’umore vario di oggi essere inadatto, quindi va bene. La sciarpa al collo mi da un tocco aristocratico, mentre l’ampia felpa grigia indossata sopra il maglione blu fa intuire una patologia psicofashion non troppo grave, eccentrica al punto giusto per credere che l’arrangiamento sia voluto, le mie scarpe da tempo lasciano intuire qualcosa di scombinato che forse funziona. Annodato al fianco dei jeans uno straccio da cucina e il sacchetto di plastica giallo.
Questa mattina dopo il cambio dell’ora, l’ennesima domenica di lavoro dei muratori davanti alla mia finestra e il malintesa quotidiano, ho deciso di andare a pescare in Valle Pesio.
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- Words by: Davide Dutto
- 30 Marzo 2014
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