Sono le 6.15 sulla nave che mi porta a Milazzo. Questa giornata sarà di spostamento, e vista l’ora si presenta lunga. Scendo al porto con il senso di non essere perfettamente sveglio, la bocca impastata, gli occhi appannati poi l’odore ferrugginoso misto a salsedine della nave mentre arrino all’imbarco mi penetra nel naso come i sali per lo svenuto. Ora sono sveglio, sulla nave cerco subito il bar…chiuso. Allora mi siedo nel posto che già conosco, vicino a una presa nascosta in alto sulle poltrone mi aggancio e accendo il mac e la faccia s’illumina della luce fredda dei cristalli liquidi nel buio del mattino presto. Ahh il mio posto, il computer e le nave che vibra nel salpare e subito una rilassante sensazione da culla mi passa dai piedi alla testa, lo schermo si sfoca, gli occhi mi si richiudono di nuovo. Vago nei pensieri e viaggio nel tempo, quando partire e spostarsi non mi succedeva spesso e iniziavo la mia attività di fotografo. A quei tempi ero interessato alla fotografia sportiva, principalmente agli sport invernali. Seguivo la coppa del mondo di sci alpino, le olimpiadi invernali e i vari campionati del mondo di sci alpino e fondo, cominciavo a girare l’Europa. Cominciavano così i primi spostamenti in macchina e in treno, da Milano verso le stazioni invernali, le prime sistemazioni in alberghi, i panini al volo negli autogrill, gli spostamenti notturni mentre la neve rendeva difficili gli spostamenti. Viaggiavo per la prima volta per lavoro, ma la sensazione non era ancora di viaggio vero, mi concentravo molto sul nuovo mondo professionale che non conoscevo ancora che però in qualche modo ne facevo già parte. Dovevo imparare a mettere nelle valigie il giusto, usavo delle sacche Invicta dove sbattevo dentro un po’ di tutto, dovevo imparare e non dimenticare le cose e di cose ho seminato gli alberghi, sveglie, maglioni, guanti, cappellini, confezioni di shampoo, ecc…L’elemento più mportante era ed è lo zaino delle macchine fotografiche, sempre a portata di mano in macchina, sistemato dove uscendo venisse facile portarselo dietro. Scarpe e ciabatte sparse dietro, bottiglie d’acqua e agende sempre davanti…Cominciavo a conoscere un mondo nuovo a me sconosciuto, di chi si sposta per lavoro fatto d’incontri nuovi, luoghi nuovi, autogrill sempre uguali, strade sbagliate e lunghi viaggi notturni, alberghi, stamberghe, camere doppie e bagni a volte con docce che proprio non vanno bene, paesi e stati che solo sulle riviste o sulle carte geografiche avevo visto, lingue incomprensibili, dialetti impossibili, insomma cominciavo a vedere la vita da un’altra prospettiva tutto cambiava e forse a quell’età 23 anni era normale. Da allora ad oggi una cosa non è cambiata: la partenza. Sempre un dramma la partire, era ed è la parte peggiore del viaggio. Già alcuni giorni prima mi prende l’ansia del fare tutto in studio e prendere tutte le cose da sistemare in valigia. Poi mi accorgo che mancano poche ore alla partenza e devo ancora preparare tutto, mi agito ancora di pù mentre schiaccio maglie, calze, cappelino, libro, ecc…nella valigia, devo prendere tutto: le macchine fotografiche, obbiettivi, batterie, flash, computer e tutti i cavi, cavetti, cavalletti, prolunghe, carica telefono, carica computer, carica… insomma il necessario e alcune cose in più. Poi finalmente sistemo tutto in macchina, ciò che c’é c’é. Naturalmente almeno per altri 50 km penso ancora alle cose che posso aver dimenticato e che naturalmente mi balenavano di colpo al cinquecentesimo, ormai impossibilitato a tornare per prenderle proseguo. Adesso sono qui sulla nave che mi confronto ad allora, spostarsi è diventato parte del mio mondo attuale, specializzato in movimenti di strada. Preparo sempre le valige all’ultimo affinando la tecnica del riempire di necessario e ancora qualcosa, nelgi alberghi prima di uscire passo ancore nelle stanze vuote per trovare pezzi dimenticabili. Seduto sulla poltrona della nave passo così in rassegna le cose, le persone, i posti che potrei aver dimenticato di prendere salutare e vedere…routin dello spostamento dell’esperto viaggiatore. Scendo finalmente a terra e guido verso Palermo, di colpo un tuffo al cuore…”il cavo della ricarica per il mac”… e lo vedo sulla poltrona della nave ormai al largo verso le isole.
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- Words by: Davide Dutto
- 5 Dicembre 2007
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davide
Posted: 6 Dicembre 2007
Matteo, che dire? grazie, effettivamente quello che mi passa sotto gli occhi in questo periodo, nella sicilia invernale, è già stupendo di suo...e poi io scatto foto...il gioco è semplice, grazie comunque dei complimenti ciao Ada, sono appena arrivato a Chiaramonte Gulfi da Lorenzo a Piano grillo, il motore della mia macchina è ancora caldo. Qui dobbiano discutere del futuro del libro dell'olio...nella stanza dove di solito mi ospita scrivo. Palermo è già lontana, ma ancora ne sento il profumo, sono stato a Terrasini e Trapani e poi a Licata...non c'è molto tempo di permanenza e mi muovo portandomi appresso le cose. Grazie del cavetto che mi avreti imprestato, a Trapani ho sequestrato quello del mio amico Nino che fa il fotografo, nel caso ti tengo come riferimento se ho ben capito dalle parti di Palermo...grazie...poeta? mi sembra esagerato...che dici? baci Brulia, io sono a Chiaramonte...da poco mi sono allontanato o avvicinato? chissà? baci
Briula
Posted: 6 Dicembre 2007
uhm.... sei + vicino a me di quanto pensi!! buona cena per stasera!! ;-)))
ada
Posted: 6 Dicembre 2007
Un incanto, come sempre. Ti pensavo in viaggio verso gli olivi amici. Non mi dire che sei a Palermo... Se vuoi il cavetto te lo presto io! Ciao poeta, Ada
Matteo
Posted: 5 Dicembre 2007
Complimenti veramente, leggo BLOGNOTES tutte le settimane e sai veramente rendere stupendo tutto quello che ti passa sotto gli occhi. Secondo me questa è la vera essenza del fotografo. ANCORA COMPLIMENTI, Matteo.
VITOC
Posted: 5 Dicembre 2007
ho sempre creduto che il "viaggiatore" quando ha fame si ferma al ristorante, da amici, o mal che vada al bar o in autogrill; mai avrei ammaginato che possa portarsi in valigia un pacco di "ditalini lisci". Comunque sei un "mostro" di simpatia e di bravura.