Tredici e venti, ho appena mangiato un piatto di ravioli con capperi e pistacchi, bevuto un paio di bicchieri di rosso delle langhe e guardo un film per rilassarmi e distrarmi dallo stress quotidiano di oggi molto alto. Vedo scorrere immagini, musiche e trame di sentimenti… dunque è il classico film sentimentale dove in qualche modo tutti ci caschiamo immedesimandoci in scene qua e là. Penso alle relazioni… alle mie, meglio lasciar perdere. Continuo comunque il pensiero masochista. Allora scazzato (incazzato) accendo il portatile per cambiare tematica, mentre contemporaneamente squilla un messaggio sul cellulare. Apple da una parte e nokia dall’altra, suonano conteporaneamente note familiari e un senso di fato mi incuriosisce. Riguardo l’orologio le 13,25 e leggo il messaggio sul cellulare: “per la manna cerca su Google Giulio Gelardi. saluti Vincenzo fammi sapere.”. Forse sarà il nebbiolo, forse il caldo e la stanchezza di questi giorni, il film, i sentimenti, la Sicilia, le 13,27, google, la manna…una strana percezione surreale mi avvolge. Questo fatto è la premessa per raccontare un’altra piccola storia che anche qui a Fossano parla di Sicilia, questa volta del parco delle Madonie.
Il manifesto davanti alla sala “brut e bun” dice Sicilia e Piemonte si incontrano a Fossano…Non è possibile, neanche una settimana che sono rientrato a Fossano e mi ritrovo un’altro pezzo di Sicilia in casa. Forse tempo fa non ci avrei fatto caso o forse le cose succedono non a caso nel nostro caos, nella nostra vita, negli intrecci di realtà che incontriamo, chissà. Chissenefrega direi basta che le cose accadano…e allora ricevo un invito a cena dall’associazione “Sicilia in europa” per venerdì, che faccio vado? Ma certo, non posso perdere l’occasione di stare di nuovo in cucina con dei cuochi siciliani. Così Giuseppe Migliasso, Giuseppe Canollo, Salvatore Baggesi e Vincenzo Antista cuochi e pasticcere di Castelbuono venerdì si trovano un fotografo tra i fornelli che scatta foto e scambia con loro pareri e gusti. “Senti che profumo” mi dice Salvatore mentre tira fuori un sacchettino di plastica con dentro dei profumi madoniti raccolti il giorno prima a 1500 km da Fossano ” senti che aromi” mentre il coltellaccio sminuzza le foglie “questo è timo, questa maggiorana, questa un tipo di menta particolare senti senti…” mentre ancora si espandono i profumi delle erbe al contatto della spalla di maialino nero appena tirata fuori dal forno. Ora in cucina ci sono minimo 40 gradi e il tasso di umidità è alle stelle, vedo sudare e patire la calura cuochi abituati alle alte temperature, questa sera davvero fa caldo anche in Piemonte. Vedo e sento i cuochi e i camerieri Sicilani e Piemontesi lavorare con accenti diversi che riconosco ma confondo. Strano miscuglio strane sonorità insieme, nella cucina perdo l’orientamento. Sarà il caldo o altro ma anche le mie origini svaniscono quando in piemontese la signora di circa 80 anni mi dice ” mi capis niante ‘d cusa disu”. Sudo, sudo fortemente seduto sul mobile d’acciaio bollente mentre scatto e parlo di quel territorio che ancora non conosco che inizia ad incuriosirmi. I cuochi orgogliosi mi dicono che solo il sale e l’acqua non arrivano dalla loro terra, mentre scaricano dal furgoncino frigo la frutta e i classici dolci di mandorle, mentre stanchi ancora mi raccontano della loro terra. Continuiamo a conoscerci e scambiarci informazioni e sempre di più voglio saperne di quei posti mentre finisce la sereata…Oggi leggo su Wikipedia alcune informazioni e rimango affascinato:
http://it.wikipedia.org/wiki/Parco_delle_Madonie
L’abete, l’erica arborea, lo sparzio spinoso, le ginestre, i cisti ed il corbezzolo, i boschi sempreverdi e i caducifogli, il leccio, la roverella, la sughera, l’agrifoglio, il rovere ed il faggio , l’abete bianco o abete di Cefalonia, i sulleti, le ginestre al margine dei corsi d’acqua, le orchidee, le peonie, le rose canine, i gigli selvatici, la fioritura bianca dell’erica arborea, dei peri mandorlini o dei prugnoli selvatici ed ancora quella rosata degli asfodeli, specie infestante dal fascino selvaggio, le grandi querce, i corbezzoli, i sorbi e gli azzeruoli, l’agrifoglio e la rovere, cui s’associano l’acero d’Ungheria, l’olmo montano, il biancospino di Sicilia, il melo selvatico, il pungitopo, la dafne laurella, il cerro, la roverella, il faggio, e l’acero montano, il lino delle fate siciliane, esclusivo della quacella, l’alisso dei Nebrodi, l’aglio dei Nebrodi e la viola dei Nebrodi… minchia solo questa flora tipica di questo territorio mi stordisce, mi sembra un eden, mentre continuo a leggere affascinato del territorio ancora mille altre peculiarità di una Sicilia sconosciuta e affascinante subito dietro Cefalù. Adesso rileggendo il messaggio di Vincenzo e capisco meglio, mi sembra normale parlare di manna o “Lacrima di Frassino”, “Nettare Bianco”, “Miele di Frassino”, “Rugiada di Frassino” o “Linfa di Frassino”. Beh per adesso grazie veramente ai cuochi, al comune di Castelbuono e a “Sicilia in Europa” per quest’incontro.
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- Words by: Davide Dutto
- 2 Luglio 2008
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Posted: 5 Settembre 2015
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Ugo Fiasconaro
Posted: 13 Marzo 2010
Un vero Fiasconaro direbbe m'acchianò u pitittu. Ed io sono uno di loro. Complimenti.