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Questa mattina la nebbia pesava ancora di più mentre entravo nel carcere di Saluzzo. Dieci detenuti ad attendermi, per lo più con fine pena mai: ergastolo ostativo. Entro verso le 9.30, assieme a un detenuto che immagino ritornare da un permesso, nelle mani due borse di plastica ricolme di prodotti alimentari, due bottiglie di Coca-Cola spuntano fuori… in più il borsone pesante. Sembra portarsi dentro ogni sorta di oggetto che riconduca alla vita fuori, alla normalità o alla famiglia. Esito ad aiutarlo e lui, carico, subito scorre via parallelo a me, verso il grande cancello di ferro. Cento metri ancora. Allora mi esce di bocca una banalità degna del mio imbarazzo e parlo del malumore che la nebbia porta con sé. Poi miglioro un pochino dicendo che sul carcere c’è sempre comunque una forma di nebbia che disperde e nasconde. Lui allora con una certa foga e rassegnazione mi dà ragione scrollando le spalle e prendiamo strade diverse. Inizia così questa mattina il progetto che ci vedrà lavorare sul filo del racconto, delle immagini e della grafica nel carcere di Saluzzo, durerà un anno. Non ne parlo ora, ma presto sul sito di Sapori Reclusi apriremo una rubrica dedicata, un filo diretto per sapere, vedere e sentire storie e vite dove la pena non finirà mai.

 

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