In qualsiasi posto ad Alicudi che devi andare o si scende o si sale. Arrivando al porto già vedo le case incollate sull’isola a strapiombo sul mare. Sbarco e guardo in alto, l’isola si sviluppa in verticale come una Manhattan dell’arcipelago Eoliano ma non ci sono ascensori o scale mobili, bensì muli e stradine e scalinate. La mia pessima condizione fisica, non mi permette di sprecare energie così salgo molto lentamente per le ripide stradine. Il sole finalmente picchia e fa piacere risentire il profumo del caldo di qui. Salgo insieme a Giuseppe guida e aspirante fotografo, io seguo lui e lui segue me. Camminiamo anzi ci arrampichiamo e scattiamo fotografie ad ogni abitazione dove sempre un terrazzo tipico Eoliano da sballo si affaccia tra cielo e mare. Sembra di volare quassù. Siamo all’ennesimo tornante e mi sento già venir meno, sudo a fontanella e gli antibiotici li sento tutti nelle gambe e nella pancia. Ma scatto foto senza mostrare segni di cedimento, fotografo-eroe scalo Alicudi fino alla chiesa di S. Bartolomeo, naturalmente panoramica. Ci fermiamo per pranzare, anche se prima preferirei vomitare. Da sotto mi sono portato il pane e il tonno e trangugio la bottiglietta d’acqua quasi tiepida, mi siedo infine a parlare con Giuseppe. Parliamo e scatto fotografie,