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La telefonata di Matteo è come il tempo di questi giorni variabile.

“Vieni subito a fare le foto degli esterni o qui tra cinque minuti viene giù il mondo.”

In effetti avevo notato un peggioramento del tempo repentino, ma non mi sembrava così temporalesco. Salto quindi subito in macchina con la mia Canon e il 24-105, un cavalletto e alcune schede San Disck de 8 giga. Guido scrutando la situazione sopra la mia testa, ma nulla mi fa immaginare al peggio immediato, se non quel cumulo scuro sulla destra…

“Mica arriverà qui in così poco tempo, ormai sono quasi arrivato a Cervere.”

Ultima curva e nel rettilineo che porta dritto all’Antica Corona Reale viene giù a catinelle.

“Ecco, perfetto ormai gli esterni sono andati” penso, ma sono praticamente davanti al ristorante e quindi posteggio ed entro. Il grande glicine del cortile esterno che sovrasta i tavoli ormai rilascia goccia dopo goccia i petali bianchi e viola che cadono insieme alla pioggia. Tuoni, fulmini…ma nel tavolo al fondo vedo Renzo con una copia affezionata di clienti che sbevacchiano un Solera Gran Riserva Especial. Non c’è niente da fare per le foto e quindi mi siedo al tavolo per fare due parole tra spruzzi della pioggia e i profumi allettanti dei due pentoloni di ragù in cucina. Penetrano la fitta pioggia. Nonostante il tempo i colori e l’atmosfera sono saturi e pieni di forza emotiva, quindi scatto foto nonostante la doccia assicurata. Poi parliamo e così scorre il tempo fino alla mia battuta “Ormai e tempo di fare merenda” …e mica l’ha presa come una battuta Renzo che si alza e mi dice in piemontese “Ven che anduma a fè dui rane fricasà” il resto lo raccontano le immagini. Ore 17 Antica Corona Reale niente té e biscottini con Renzo, ma rane e animelle e bollicine… Si beh pure qualche foto l’ho fatta per via del mio lavoro. 

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Stanza numero 8, zona San Tommaso, santuario di Oropa, nel nord del Piemonte.

Sono partito questa mattina da Fossano alla volta del Santuario di Oropa, dove Michele soggiorna da un paio di giorni per iniziare la stesura del suo prossimo romanzo, mi aspetta verso fine mattinata.

Man mano che scorrono i Km in autostrada il timido sole della partenza diventa nuvole e poi subito dopo Torino pioggia. Non importa, intanto in questi giorni non ho mai sperato in giornate piene di sole, meglio non farsi illusioni di questa stagione va così. Inutile dirlo, ma lo dico, l’umore e dello stesso colore delle nuvole, ma anche sul umore non mi sono fatto grandi illusioni a breve termine, si sa, il mio carattere va così. Quindi guido tranquillo, accendo la radio e faccio partire il tergicristallo.

A Oropa ci sono stato un paio di anni fa, girando per conto della regione Piemonte per realizzare delle immagini nuove da sistemare nel loro sito. Prealpi biellesi, ne colline, ne pianura, e neanche vera montagna, almeno per come io la intendo. Direi più un misto di tutti e tre i luoghi con una prevalenza di sensazione alpina… appunto prealpina. I boschi che coprono l’ultimo pezzo di strada prima di arrivare al santuario sono fitti, oggi bagnati e luccicanti, saturi di un colore verde clorofilliano, di questa strana primavera. Al tempo del servizio fotografico il colore era giallo esagerato, quasi tutte foglie dei grandi castagni, era autunno.

Ancora una curva ed eccomi nel grande piazzale. Posteggio e chiamo Michele.

Non si vede nessuno quando passo tra i ristoranti e i bar che fiancheggiano la parte iniziale della struttura. Salgo la grande scalinata che va dritta al portone principale. La pioggia adesso la sento bene cadere tra gli ampi spazzi del santuario e sul cappuccio della mia tuta. Entro dunque tutto bagnato, sotto il grande portico, mentre la figura di Michele ciondolante è preceduta dal echeggiare di quattro forti colpi di tosse, ed eccoci di fronte. Mi riconosce solo al secondo colpo d’occhio. Penso che sia per via della mia incappucciata tuta.

Gli occhi si fanno rotondi curvando le ciglia in senso di stupore.

“Ciao cugino”

“Ciao cugino” rispondo.

E subito finiamo in uno dei numerosi bar vuoti di oggi…

Zona San Tommaso, santuario di Oropa, a nord del Piemonte. Sto scrivendo nell’assoluto silenzio della mia camera francescana numero 8. Solo l’acufene fischia nelle mie orecchie, ora chiudo il computer e cado in un sonno profondo.

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