Questo è il fotoblog di Davide Dutto. Visita anche: Facebook Pinterest YouTube Instagram Cibele Edizioni Sapori Reclusi

Questa settimana finisce sul lago, quello Maggiore. Lago prealpino disinteressato ai confini. Mi ricordo bene solo un anno fa, quando scendendo giù dalla valle Cannobina con il camper adibito a studio fotografico, dopo lunghe ed inerpicate e tortuose e strette e interminabili strade di montagna, finalmente arrivavo sul lago sfociando a delta. Con un leggero senso di nausea entravo a Cannobio. La vista del lago ha sempre un bel effetto forte, un landscape ottocentesco: colori scuri trafitti da raggi di luce e la tela cosparsa di riflessi e pennellate di foschie irregolari. Insomma arrivando con un mezzo motorizzato la sensazione di attesa e di visione dal finestrino è un po’ quella di: “chi vede prima il mare dopo quella curva?”. Ecco, però è il lago, e questo sta racchiuso per origini glaciali in una conca, per cui il primo effetto è di contenimento e non di espansione all’orizzonte. Profondità un po’ misteriosa. Tutto qui? Beh no di certo! Il senso del lago è più difficile da cogliere e da raccontare, bisogna applicarsi un attimo, abitarlo, stare attenti ai dettagli, ai profumi e ai riflessi, ai suoni rimbalzati. Meglio ancora sarebbe galleggiarci sopra, con i traghetti, o una barchetta a remi, nuotare, insomma starci dentro. Annusandolo il primo profumo che senti è quello di alghe e di umidità vegetale, dei vetri di serra, muschio e legno marcio, foglie secche. Solo un giorno. Solo un giorno il tempo per una singhiozzante ma proficua riunione con Ilaria, un pranzo e un tramonto e poi via sull’autostrada verso Asti est. Ora che sono in studio provo a immaginare le selezioni cercando in alcune immagini, tra colpi di ciglia del mio iPad scattati.  Sattate camminando, parlando, viaggiando. Per ora del lago mi basta tutto questo, e ve lo giro. Ciao Davide.

Jonny più di 36 anni di galera per ora, ci scrive:

“Io sono uno zingaro. Quel Johnny non è più con me. In questi lunghi anni di reclusione ho cercato di staccarmi con tutto me stesso da lui. Johnny ha sbagliato e io mi voglio riscattare. Per questo sto scontando la mia pena. Discendo da una grande famiglia sinta e forse in pochi sanno che l’etnia sita ha radici nella lontana India. Un popolo quindi di grandi tradizioni e storia di cui io faccio parte e ne vado fiero. Grazie a questo costruttivo progetto anch’io ho modo di raccontare un po’ di me. Raccontare di uno zingaro che sta facendo un nuovo percorso verso una vita fatta di valori diversi con la voglia di costruire qualcosa positivo. Aver potuto aderire a questo progetto è un nuovo importante passo e ringrazio chi me ne ha dato la possibilità. A presto il nuovo Jonny”