Settembre. Oggi siamo al gran completo in studio, tutti sono rientrati e già la vedo dura dar retta a tutti. Agosto invece è volato via in un battito di ciglia. Ho lavorato comunque (scemo), per le vacanze prevedo ancora un bel meseeeemmezzo…forse. Almeno l’orda di vacanzieri dovrebbe essere finita da tempo. Intanto nella calura di ferragosto abbiamo partorito l’associazione socio-culturale “Sapori reclusi”.
“Etteppareva, questo se ne inventa una al giorno, ora ci mancava pure l’associazione”.
Eh si, ma è stato inevitabile dopo la mia ultima esperienza in galera… Insomma nessuno è costretto a seguirmi o darmi retta o continuare a leggere, ma questo è quello che faccio e a me mi piace pure. Devo dirlo: il mio “psicanalista” è contrario e di questo passo, dice che ci sarà ben poco da fare per recuperami. Si, si è vero, lo sento anch’io che dovrei limitare la cose che faccio, ma la vita soffia forte e le vele sono spiegate…che faccio le chiudo proprio ora? Ok adesso basta con questi pensieri. Dunque dicevo…ah si, l’associazione. Due righe di spiegazione su cosa è:
Sapori Reclusi è un’associazione che nasce da una mia idea, in particolare dall’unione delle precedenti esperienze nel campo del food e delle carceri. La mia collaborazione con la Casa Editrice Cibele ha poi permesso di sviluppare il materiale ottenuto con l’obiettivo di facilitare la comunicazione tra realtà sociali, culturali, geografiche diverse. Partendo dal comune bisogno dell’uomo di nutrirsi, Sapori Reclusi vuole riunire uomini e donne che vivono nascosti agli occhi dei più con il resto della società, basandosi sulla comune umanità, sui comuni bisogni, desideri, problemi.
Un’associazione di persone appassionate a storie di vite vissute ai margini, senza dover essere eccessive: storie vere e crude di persone che vivono la loro vita a tutto tondo, facendo scelte estreme che vengono vissute nell’intimità e nella quotidianità.
Il cibo è per Sapori Reclusi un pretesto per entrare laddove solitamente si trovano barriere fisiche o mentali, porte chiuse, ovvero nell’intimità delle persone, per ascoltarle e capirle al di là di stereotipi e preconcetti.
La comunicazione resta il vero obiettivo poiché, nonostante questo sia il secolo della tecnologia e della comunicazione, noi pensiamo che il vero scambio di parole, storie ed idee spesso venga a mancare. Comunicare vuol dire ascoltare e capire gli altri, ma talvolta i mezzi per farsi ascoltare non sono alla portata di tutti. Favorire questo processo è ciò che i membri di Sapori Reclusi si impegnano a fare, con modalità diverse, ma con il fine ultimo di mettere in contatto elementi altrimenti nascosti della società.
Nel 2005, dopo la pubblicazione del libro “Il Gambero Nero, ricette dal carcere” con Michele Marziani inizia il percorso che ci porta a Sapori Reclusi. Il libro parla dei detenuti che cucinano nelle proprie celle, delle loro ricette e delle difficoltà quotidiane. Nel 2010, invece, abbiamo deciso di varcare il confine del “dentro e fuori” portando in carcere sette importanti nomi della cucina italiana (Alciati, Palluda, Ghigo, Ribaldone, Reina, Demaria e Campogrande) creando con detenuti e cuochi un laboratorio di foto-gastronomia che è diventato un importante momento di scambio e relazione.
E’ attualmente in allestimento la mostra fotografica del percorso fatto all’interno delle carceri piemontesi e sarà a disposizione per esibizioni in Italia e all’estero, mentre è intento della casa editrice Cibele pubblicare un libro. L’idea è di continuare a portare fuori, nel mondo di tutti i giorni, l’esperienza fatta “tra le sbarre”. Storie di uomini, storie con diversi gusti e odori espresse con scatti fotografici e ricette multietniche
Altri ancora sono i progetti in via di sviluppo, ad esempio “il cibo dei pescatori”, un viaggio con i pescatori di tonni del Mediterraneo alla scoperta di problematiche sociali e politiche che animano il Mare Nostrum e “le cucine nascoste”, dove partendo dai fornelli di vari conventi, monasteri e cucine di eremiti si raccontano scelte di vita e di religiosità estreme attraverso il punto di vista della persona e non del religioso…in questo caso vale il detto “l’abito non fa il monaco, ma il fornello si”.
Ecco, Sapori reclusi nasce così sull’onda di miei pensieri costruttivo-degeneranti. Spero duri del tempo e nel tempo ve ne darò notizie. Subito due mostre: al 18 settembre nel ristorante di Paolo Reina “Antica trattoria del gallo” a Gaggiano e poi il 29 settembre al “Verso del ghiottone” a Dogliani , ma vi scriverò nel dettaglio a breve. Per ora e tutto, a presto Davide