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Ci siamo, le strade si riempiono di colori, musica, luci e gente. Non sembra più la solita Fossano. Sveglia, agile e simpatica, anzi euforica, dinamica, rumorosa mai fastidiosa nei suoi decibel festosi. Io arrivo da Milano immerso nei miei progetti e nelle mille parole che spesso portano lontano da tutto. Sono come al solito disperso anche se piacevolmente, ma pur sempre disperso in un mare mai piatto. Mi accorgo solo all’ultimo quindi, mentre entro nello Chapitau in Piazza Diaz, che Mirabilia è iniziata. La macchina organizzativa che da giorni montava pezzo dopo pezzo non è più li per preparare, ma a rappresentare. Le vie e le piazze diventano palcoscenico, i portici e i vicoli, i bar come camerini, backstage tra uno spettacolo e l’altro. La mia macchina fotografica è sempre al collo, sta lì quasi come un prolungamento naturale del fisico e torna a scattare nel buoi e nelle luci colorate delle suggestioni del circo di strada, di piazza, del tendone. Fa caldo, certo fa caldo sotto la tenda, e gli odori arrivano dritti nelle narici, il sudore sgocciola dai pori, ma lo spettacolo è iniziato, del resto ne parleremo lunedì.

Queste immagini vediamo lo spettacolo dei Nua “Lento” nella loro prima mondiale.

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Torno a casa.


Questa sera torno a casa e mi viene da pensare che oggi è stata una vera guerra. Una lunga giornata di battaglia come tante di questi tempi, infatti non riesco a ricordare come prima respiravo. Siamo in guerra non dichiarata. Si, una guerra che non si vede, una guerra dove non ci sono morti sparati o bombardati, missili, bombe, carri armati, trincee, fortini o barricate. Una guerra dove però gli uomini muoiono lo stesso, ma di nascosto. Spariscono fabbriche, università, aziende, operai, pensionati, detenuti, clandestini, politici veri, pescatori, fotografi, scrittori, insegnanti, bidelli, così sparisce la cultura, il lavoro, le speranze, la partecipazione, la solidarietà. Una guerra dove spariscono spettacolo, artisti, circhi, pagliacci, cantanti, pittori, scultori, orchestre. Semplicemente spariscono. Una guerra dove scienza, cervelli, provette, cellule, laboratori, dna, medici lentamente anche loro spariscono. Spariscono informazione, giornali, televisioni, libri, telegiornali, Santoro e trasmissioni intelligenti. Tonni, petrolio, fiumi, foreste, spiagge, acqua, luce, ossigeno, cielo spariscono. Così questa sera quando mi guardo intorno vedo solo vecchi in trincea che difendono la spesa nel sacchetto di plastica, la pensione, tre soldi nascosti nel fazzoletto. Vedo giovani affogare nel mare dei ricatti e dello sfruttamento, bloccati con le mani legate. Vedo artigiani infangarsi nel pantano del sistema fiscale, li vedo cercare impossibili evasioni. Industriali soffocati dalla camorra di stato. Adesso piove, piove spazzatura e prende il posto nelle strade scivolando fiumi maleodoranti di malessere. Forse, tempo fa almeno davanti alle difficoltà economiche era possibile difendersi, magari risparmiando, ma ora in questo paese morto ammazzato nulla può più essere risparmiato, nulla salvato. Prima ce ne rendiamo conto e meglio è. Sono seduto in cucina e guardo ciò che oggi sono riuscito a salvare, le mie preziose e inutili riserve. Tutto sommato sono fortunato penso, andrò avanti ancora un poco. …o forse sono già fritto anch’io questa sera davanti alla televisione con gli occhi sbarrati davanti alla trasmissione del nulla.

Tonight while I go home I find myself thinking about the daily battle. A long day of battle like any other these days. I cannot even remember how I used to breath before. We are in a undeclared war. A war you can’t see, a war with no killings, no bombs, no missiles, no tanks, no trenches, forts or barricades. A war where nevertheless people die, in secret. Factories fade away, universities, companies, workers, retired people, inmates, refugees, real politicians, fishermen, photographers, writers, teachers, janitors. And culture fades away, and work, and hope, and sympathy. This is a war where there is no more show, no artists, clowns, singers, painters, sculptors, orchestras. They just fade all away. This is a war where even science, brains, test tubes, cells, laboratories, DNA, doctors slowly fade away. Information, newspapers, television, books, news, Santoro, smart tv programs…is all gone. Nothing left of tunas, oil, rivers, forests, beaches, water, light, oxygen, sky. So tonight I have a look around and I only see old people in a trench, fighting to defend their shopping bags, their pension, few pennies hidden in a napkin. I see young people drowning in a sea of blackmails and exploitation, stuck and their hands tied up. I see artisans struggle in the finance mud, looking for impossible escape. I see business man choke because of state camorra. Now it’s raining. It’s raining garbage, which flows in the streets like a stinky river. Just some time back it was possible to protect themselves from financial crisis, maybe with a bit of saving. But now in this murdered country nothing has been spared. Sooner we realise it, the better. Sitting in the kitchen I look at what I have saved today, my precious and useless reserves. It seems I am lucky, I will survive a bit longer…or maybe I am already dead tonight, in front of my TV, my eyes wide open gazing at the show of nothing.