Questo è il fotoblog di Davide Dutto. Visita anche: Facebook Pinterest YouTube Instagram Cibele Edizioni Sapori Reclusi

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Ciao, come va? stai bene? e tu? qui come al solito, come già conosci. Ecco passato agosto, ecco passato il primo temporale di fine stagione qui in Piemonte e subito le prime sensazioni d’autunno smuovono l’animo nel bene e nel male. L’arrivo dalla Sicilia, calda ancora dei venti mediterranei è già lontano. Sinceramente dopo le giornate torride dei giorni passati, questo fresco me lo godo tutto. Arrivo dalla Sicilia dunque. Meglio non parlarne troppo di questo giro (dal punto di vista lavorativo), meglio fare il punto sulle cose positive… che faccio prima:

-Saline di Marsala, foto belle lavoro serio e soddisfazione.

-Licata, mantenuto da Pino per una settimana tra alti e bassi passo un’indimenticabile soggiorno tra cucina, spiaggia, casa e         luoghi di Licata inediti, raggiX in ospedale… cavalli che s’inchinano, festa di Sant’Angelo con processione tipica. Incontro i pescatori e qualche giorno lo passo in spiaggia con Pino e famiglia.

-Un bel giro a Noto dove incontro Manuela e Paolo Reina cuoco dell’Antica Trattoria del Gallo a Gaggiano che sono ospiti di Maurizio e Cristina qui (si commenta da solo), belle persone. Incontro Corrado Assenza al volo al Caffè Sicilia, assaggini vari.

-Una puntatina a Chiaramonte da Lorenzo, un bagno nella piscina tra gli ulivi di Luca monica e un’indimenticabile gin tonic.

-Tutto per un totale di 19 giorni.

Ed eccomi qui nel turbinio delle cose settembrine da fare, da organizzare, gestire e da farsi travolgere nuovamente. Ieri sono stato da Ugo Alciati a scattar foto. Ancora una volta la palla rimbalza tra le cucine di Sicilia e Piemonte. L’Italia per me già basterebbe così. A Pollenzo nel ristorante “Da Guido” la brigata armeggia sui fuochi, i camerieri scorrono lisci tra cucina e sala. Profumi, vapori e colori si fondono sul sensore della mia Canon che assorbe tutto scattando a ripetizione. Ugo fin da subito mi chiede cosa voglio dal menù. Che faccio, rifiuto? Smetto di fotografare di tanto in tanto e seduto sullo sgabello tipo mucca carolina vedo arrivare i piatti pieni. Fotografo, mangio e scatto. Assaggio, mi do da fare. Nelle cucine l’acciao domina, riflette le luci giallo verdi dei neon, specchia facce e movimenti. Questa è bella grande e riflettente, posso muovermi e cercare punti di vista diversi. Comunque mi sento sempre un po’ in mezzo alle scatole mentre c’é chi lavora veramente. Quindi finisco con una granita al limone… bravi tutti. Verso l’una rientro a Fossano e scarico i file, anche le foto mi piacciono. Bene fin qui, ma poi ci sono i programmi futuri. Ancora molti, interessanti e confusi tra voglia di fare e tempo a disposizione… sempre poco. Mi sa che il Natale arriverà veloce, troppo. In questi giorni sto organizzando anche il ritorno in prigione, a breve, ad Alessandria. Sto per  realizzare un bel progetto che vedrà fotografia, cibo, rapine, libertà forzata e negata interagire. Cuochi, detenuti e un fotografo (io) cercheranno di raccontarsi le vite dietro i fornelli, dietro le sbarre e le macchine fotografiche…”Ricette di vita”, te ne parlerò appena riesco, appena avrò del materiale. Ancora comunque devo chiudere tanti lavori, calendari, libri, cataloghi…l’umore varia dal panico al tranquillo, dal eccitato al semi depresso e così via… Adesso si son fatte le 23.35, Neil Young suona ancora lento nel mio stereo, venerdì fine giornata, fine settimana, suona ancora “The Needle and the Damage Done”. Mi sembra che per oggi possa bastare, ora devo davvero rientrare, sono stanco. Ci sentiamo presto ciao Davide

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Caldo ventilato, mare, sole e colori sparati. La macchia mediterranea è rasa e bruciata dal sole, dalla salsedine e sopravvive sulla glabra isola. Un fazzoletto di terra galleggia come una chiatta tra Africa ed Europa, geologicamente ancora Afrinana. Una bellezza zen, essenziale. Il cielo e il mare diventano tutt’uno e si scontrano con la roccia, il vento cambia spesso direzione, ora è fresco: maestrale. Le alte scogliere che a picco sul mare circondano ogni lato dell’isola, lasciando pochi approdi dal mare. Sono le spiagge per i turisti di agosto. “Qui siamo“, a Lampedusa. Venerdì scorso ci ha raggiunto Osvaldo. Per chi non lo conosce è il figlio del maestro lingua…famia numerusa. Di origini Fossanese Osvaldo arriva ora da Albissola Marina. Ridente località turistica appoggiata sul mar ligure, appena dopo Savona sulla mitica Aurelia che va verso Genova, da diversi anni un gran classico delle Lingua holiday. Lavora e vive Kabul da un paio d’anni. Giulia invece arriva da oltre manica, studia e si guadagna spiccioli facendo la cameriera, ha appena finito un master su conflitti e guerre, quasi giornalista e aspirante fotografa. Io invece sono io. Eccolo dunque un improbabile trio di origine Fossanese che si muove in questi giorni, boccheggiando e cazzeggiando sull’isola. Che ci facciamo qui a Lampedusa in pieno agosto? In effetti l’idea era quella di abbinare una specie di vacanza e una specie d’indagine fotografica sul tristemente famoso centro di accoglienza. Dei clandestini ho fotografato uno sbarco l’anno scorso mentre scattavo foto ai pescatori di tonni. Pescatori, pesci, clandestini in continua lotta per la sopravvivenza nel canale di Sicilia. Con la mia canon scatto foto, mi sento uno spettatore in territorio neutro, ma non abbastanza per non esserne emotivamente colpito. Da allora sto cercando di approfondire sulla realtà di quelle persone che cercano di attraversare i deserti e il mare in cerca di lavoro, magari in nero, sfruttati per pochi euro la giornata. Bilal. Viaggiare, lavorare, morire da clandestini di  Fabrizio Gatti, devo leggerlo. Racconta come lui si è finto clandestino e descrive l’ultima parte di quei drammatici viaggi, di chi fino qui è riuscito ad arrivare vivo. Un punto di vista. Poi  ci sono le immagini e le storie raccontate dai pescatori. Storie di ritrovamenti dei cadaveri o di soccorsi prestati ai migranti. Infine il punto di vista ufficiale, quello che leggiamo sui giornali, vediamo nei notiziari, spesso lontano dalla realtà, di facciata più politica che altro. Quei morti colpa di Malta, di Geddafi, del governo italiano…? Mentre gente ancora dispersa nuota ancora per poco in questo mare. Noi qui facciamo il bagno a Cala Croce o a Cala Greca o davanti alla splendida isola dei conigli, prendiamo il sole… ieri un turista a Linosa ha trovato l’ennesimo cadavere galleggiante. Niente a che fare con la bellezza dell’isola, dei suoi abitanti, ma storie parallele che scorrono e spesso s’incrociano, allora non possiamo chiudere gli occhi. A me succede così.

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