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Il ponte è quello della ferrovia che passa sul Pesio e che unisce la tratta Fossano-Mondovì per poi proseguire verso Savona.

E’ costruito con pietre e mattoni. Bellissima l’architettura che si appoggia tra il letto del fiume e i ripidi boschi di acacie e querce, tra le colline.

Seguo la direzione che mi svia dalla statale per scendere verso il ponte, e verso il fiume. La stradina, di pozzanghere, ghiaccio e neve mi porta proprio ai piedi del ponte.

Silenzio, sotto le grandi colonne, alzo lo sguardo; sono davvero stupende le geometrie di mattoni e pietra che si sollevano forti e dritti ad almeno 80 metri dai miei piedi.

Lo sfondo adesso è il cielo. Poi lo sguardo scende giù accarezzando la volta fino a terra in questa fredda mattina direzione vigilia.

Rimango immerso tra i pensieri, la natura, e il grande pilastro centrale davanti a me, così istintivamente la mia mano scorre la lampo dei pantaloni. E dolcemente piscio e gusto il fumante rilassamento.

Neanche sono a metà dell’operazione che sento un sfruscio tra i rovi e dietro il prato.  Vedo, scorgo… Ahh ecco mi ha visto anche lui, l’ho visto anch’io; il capriolo.

Ci guardiamo, io con una mano ancora impegnata e l’atra in tasca, non riesco ad interrompere del tutto la piacevole operazione, che però almeno per un attimo ho inibito.

Lui con lo sguardo dritto su di me, un po’ indeciso se compatirmi o fuggire rimane comunque immobile. Non mastica più e i due ciuffi d’erba che penzolano dalla sua bocca tremano leggermente.

Va beh,abbiamo capito, visto il contesto naturale, non ci inibiamo più di tanto e insieme continuiamo l’operazioni più naturali di questo mondo, nutrirsi e ritornare i liquidi alla natura.

Con questa immagine, che forse di natalizio ha ben poco, ma che fa parte dei particolari di vita che amo raccontare, vi auguro buon Natale.

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Rifugi e rifugiati.

Per gli alpinisti sono i rifugi alpini, per i dittatori deposti sono gli stati rifugio e nell’era della guerra fredda e non solo, sono i rifugi antiatomici. Per l’uomo primitivo 1.75 milioni di anni fa in Africa il primo rifugio umano posto sotto una roccia nelle gole dell’Olduvai in Kenya, per i finanzieri oggi sono i beni rifugio, per un mafiono è il rifugio segreto. Per chi attraversa un momento difficile è un rifugio psicologico interiore, un muro invisibile a protezione. Per chi attraversa il mare e il deserto in fuga da guerre è una nuova nazione.

Tutti quindi siamo stati in un rifugio e abbiamo trascorso un periodo più o meno lungo, più o meno cosciente di rifugiati. Il valore del rifugio allora è sicuramente quello di dare protezione, difendere da condizioni avverse, ma inesorabilmente diventa  una condizione di permanenza forzata di detenzione, in attesa di “tempi” migliori. Fuori un temporale, una guerra, una contaminazione, una svalutazione, un sentimento infranto… dobbiamo aspettare al riparo. Queste sono le mie prime riflessioni a 2035 metri al rifugio Gimont sopra Claviere in Valle Susa con Isabella Bordoni sul progetto Refugee. Marco e Bruno gestori del rifugio, Giuseppe il pastore. Queste alcune fotografie.

2035 METERS ABOVE SEA LEVEL

Refuges and refugees

For mountaineers it means mountain dews; for overthrown dictators they are hideaways, and back to the cold war they used to be nuclear shelters. 1,75 millions years back, in Africa,  the first primitive men looked for protection in a cave in the Olduvai Gorges, Kenia. For bankers nowadays, goods are safety; for a gangster it’s a secret bunker. For people in troubles it might be an inner or mental shelter, an invisible wall of protection. For refugees fleeing wars crossing deserts and seas, it is a new nation.

We all have been in a refuge, spending more or less time in it and being more or less aware of being refugees. Refuges are obviously there to give protection, to save from dangers, but they also turn out to be forced detention places while looking for better times to come. When outside rages a storm, a war, a contamination, a devaluation, a bad feeling…we wait in a hiding place. These are my thoughts while staying at the Gimont dew, 2035 meters above sea level, above Claviere in the Susa Valley together with Isabella Bordoni for the Refugee project. Marco and Bruno run the place. Giuseppe is the shepherd. Here are some pictures.