L’onda lunga del viaggio in Sicilia si scontra con le realtà del rientro e scivola via sulle mille cose che devo fare e fotografare qui a Fossano. Dalla valigia mezza sfatta sul pavimento, escono ancora i profumi di capperi e le bottiglie di malvasia. In studio le immagini sul computer sono quelle delle isole e dei lavori di sala posa. La doccia a casa è quella mia. Mi sento come dopo un viaggio intercontinentale con il fuso orario sbagliato…Nelle orecchie sento le parole in dialetto stretto, capito a metà del contadino che mi racconta della sua casa venduta e di come si viveva molti anni fa a Chiaramonte nel ragusano. I gesti delle mani spiegano come parole storie lontane, di quando giovane pestava l’uva con i piedi, di come suo padre costruiva la casa di famiglia e ancora altre. Parole siciliane nelle orecchie che si mescolano a quelle Tibetane, oggi mentre fotografo il Dalai Lama a Torino. Parole importanti, parole che insegnano. Fotografo in situazioni difficili, mentre giornalisti e fotografi accreditati spintonano al suo arrivo. La luce, la distanza dal soggetto e il flash sono da impostare meglio…scatto e mi muovo tra una giungla di zoom e telecamere che puntano lì davanti, di fianco, sopra… sono a circa 80 cm dal Dalai Lama che parla, appoggio la mano che impugna lo zoom sul tavolo per essere più stabile. Naturalmente devo tagliare i microfoni dall’inquadratura, poi sposto le bottiglie dell’acqua e i bicchieri davanti, mentre i colleghi spintonano e chiedono spazio, ma soprattutto devo scattare al momento giusto. Dalla finestra il sole mi spara in faccia una botta di luce, interessante effetto sulla faccia del Dalai Lama. Così continua la conferenza stampa e alla fine
- Words by: Davide Dutto
- 16 Dicembre 2007
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